PROFILO AGIOGRAFICO

• VITA
La narrazione della vita giunge attraverso pochissime notizie storiche e tramite la popolarità della Passio. Di molti antichi Martiri non esistono documenti contemporanei del martirio, ma semplicemente dei racconti con notizie del loro martirio e spesso della loro vita antecedente, dette Passiones. Possiamo affermare che S. Pantaleone o Pantaleo, nativo di Nicomedia, città dell’odierna Turchia, crebbe in ambiente religioso misto, pagano e cristiano (la madre era cristiana), e si formò culturalmente all’arte medica. L’incontro con il grande sacerdote Ermolao gli permise, poi, non senza fatica, di avvicinarsi alla religione di Cristo, giungendo a convertire non solo il padre, ma anche ad operare miracoli e a sostenere il martirio durante la persecuzione condotta contro i cristiani dall’imperatore Gaio Galerio Massimiano.

• NICOMEDIA
Nicomedia importante città della Bitinia, sede dell’Imperatore d’Oriente, sulle sue rovine, di cui ancora oggi sono visibili solo alcuni tratti di mura, sorse l’attuale Jzmit, una cittadina dell’odierna Turchia nord occidentale e tuttora centro importante dell’Asia Minore, fra il mar di Marmara e il mar Nero. Nel 70 a.C. divenne capitale della Bitinia, e poi capitale dell’Impero Romano e residenza degli Imperatori, da Diocleziano a Costantino dal 283 al 330 d.C.. San Paolo e Timoteo vi predicarono il Vangelo. San Pietro nella prima lettera aveva già scritto “Pietro, apostolo di Gesù Cristo ai fedeli dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell’Asia e nella Bitinia”, confermando che a Nicomedia la religione cristiana era ormai una presenza. Dal 283 al 305 d.C. fu governata dall’ imperatore romano Caio Valerio Diocleziano che nel 285 d.C. trasferì anche la capitale dell’impero da Roma a Nicomedia, la volle abbellire quasi per emulare Roma, facendola diventare una città illustre e grandiosa per le sue opere meravigliose.

• NOTIZIE

La “Passio” di San Pantaleone fu scritta in greco. Ne è prova un’antica traduzione in latino più volte pubblicata. È ben difficile stabilire la data della sua composizione. Da autorevoli studiosi è stata attribuita a Simone Metafraste, il quale fra gli anni 961-964 raccolse molte notizie sui martiri. La Passione non ha il
peso di una tradizione storica documentata, ma non si può cancellare come avente nessun peso perché ci offre chiaramente i due elementi che ci fan dire che il nostro culto a S. Pantaleone non è un culto senza oggetto: cioè il luogo del martirio, Nicomedia, e il giorno del martirio, il 27 luglio. Pantaleone nacque da padre pagano, Eustorgio, senatore dello stato e da, madre cristiana, Eubula, che non rinnegò mai la fede, pur accettando la volontà del marito che Pantaleone non venisse battezzato.

• STUDI E PROFESSIONE
Alla morte prematura di Eubula, Eustorgio pensò di dare al figlio una buona educazione classica e professionale, avviandolo allo studio della medicina, sotto la guida del celebre medico Eufrosino. Ben presto Pantaleone raggiunse una solida competenza nella scienza medica, tanto che – come afferma la Passio – lo stesso Imperatore Massimiano ne fu tanto colpito da consentirgli, benché giovanissimo di poter liberamente esercitare la professione di medico.

• INCONTRO CON ERMOLAO
Pantaleone incontrò Ermolao, santo sacerdote, che aveva formato una comunità cristiana nella città che gli annunciò con chiarezza il messaggio di Cristo e lo sostenne nel vincere le esitazioni interiori e le
difficoltà esteriori per una adesione alla fede cristiana. Il proposito di conversione, maturato dopo prolungata riflessione, trovò incomprensione, risentimento e serio ostacolo in suo padre Eustorgio.

• IL MIRACOLO DEL SERPENTE.
La conversione avvenne grazie ad un miracolo citato in ogni racconto biografico di San Pantaleone. Tornando dal palazzo imperiale a casa, il giovane medico rinvenì il cadavere di un ragazzo morso da un serpente. In quel momento ricordò le parole ascoltate da Ermolao che gli aveva presentato Cristo medico dei corpi e delle anime, capace di dare vita anche ai morti. Pantaleone, pienamente fiducioso nella potenza del nome di Gesù Cristo, pregò e davanti ai suoi occhi il ragazzo ritornò a vita e il serpente morì.

• IL BATTESIMO
Pantaleone corse dal sacerdote Ermolao; riferì il miracolo ottenuto nel nome di Gesù e chiese di essere battezzato ed incominciò a partecipare assiduamente alle riunioni della comunità di Nicomedia.

GUARIGIONE DEL CIECO E CONVERSIONE DEL PADRE
Pantaleone volle portare alla fede il padre, Eustorgio che, testimone della guarigione di un cieco operata dalla preghiera di Pantaleone, non esitò ed egli stesso volle essere battezzato. Dopo poco tempo Pantaleone, rimase orfano anche del padre, si trovò ad essere erede di tutti i beni familiari e degli schiavi. Distribuì i suoi averi ai poveri, ai bisognosi, si spogliò di tutte le sue ricchezze per il bene del prossimo e rese liberi gli schiavi.

• L’ ACCUSA DEI MEDICI
La notizia della guarigione del cieco corse per la città con grande meraviglia dei medici che, non credendo nelle guarigioni miracolose, lo accusarono ufficialmente di disprezzare gli dei pagani, di allontanare molte persone dalla pratica della religione pagana ufficiale, di aderire alla religione di Cristo che era stata severamente e ufficialmente proibita dagli Editti dell’imperatore Diocleziano fin dal febbraio 303 e applicati con estrema durezza dai nuovi capi dell’impero Galerio Massimiano e Massimiano Daia. La convocazione del miracolato davanti all’imperatore, la sua dichiarazione in favore di Pantaleone, la sua professione di fede cristiana comportarono la sua condanna a morte e la chiamata del Taumaturgo davanti a Galerio Massimiano.

• PANTALEONE DAVANTI ALL’IMPERATORE
Contro Pantaleone venne iniziato un processo. Fu usato ogni mezzo per dissuadere Pantaleone e convincerlo ad abiurare la fede cristiana dapprima con allettanti lusinghe. Poi gli chiese di compiere un sacrificio agli dei pagani, secondo le disposizioni stabiliti dagli editti imperiali. Pantaleone, però, illuminato dalla fede, non compì il sacrificio richiesto pur presagendo di dover affrontare terribili prove a causa della fede. Fu allora che l’atteggiamento dei giudici mutò aspetto e tono: invettive, umiliazioni e minacce precedettero le atroci torture. Pantaleone non ebbe un attimo di incertezza e di esitazione: preferì la fede supremo valore della vita e preludio di quella eterna e rispose all’imperatore minaccioso fermamente con le parole evangeliche: “non temo affatto coloro che uccidono il corpo ma non possono uccidere l’anima”. Cominciò allora per lui il tremendo e prolungato calvario delle varie e raffinate torture. Dio volle dare un altro segno della sua compiacenza e predilezione verso il giovane, che così eroicamente e generosamente sopportava le terribili prove. Alla sua presenza fu condotto un paralitico per provare le virtù taumaturgiche di Pantaleone, di cui si diceva che guarisse col pronunziare il solo nome del Dio dei cristiani. E Pantaleone, fidente in colui che tutto può, invocò il nome di N. S. Gesù Cristo sul povero infelice e questi si trovò all’istante sano. Tale prodigio, invece di calmare e far ravvedere l’empio tiranno, lo esasperò ancora di più, tanto da farlo ricorrere ai supplizi, cioè a quelle pene terribili inflitte dal diritto penale romano a quanti erano giudicati ribelli alle leggi.

• LA PASSIO
La Passio ci racconta che a Pantaleone furono inflitte le seguenti pene: Il martire fu legato al cavalletto che provocò lo stiramento delle membra. Al corpo di Pantaleone furono avvicinate fiaccole accese. Nel momento della massima sofferenza apparve Cristo in abiti di Ermolao che lo incoraggiò e lo liberò miracolosamente. Venne preparata una caldaia di piombo e in essa fu gettato Pantaleone. Una seconda apparizione di Cristo fece uscire illeso il martire da questa terribile prova fisica. Pantaleone venne gettato delle acque del mare con al collo una grande pietra. Ma Cristo non abbandonò il testimone della fede in lui, e degli angeli lo liberarono misteriosamente dalla pietra e lo riportarono salvo a riva. Pantaleone fu messo nel circo in balia delle bestie feroci perché nello stesso tempo fosse un occasione di divertimento per la folla che accorreva sempre a questi spettacoli. Ma Cristo fu un’altra volta presente nelle vesti di Ermolao, le fiere si avvicinarono mansuete a Lui e non gli fecero alcun male. Si preparò una grande ruota a cui venne legato Pantaleone. Rotolando dall’alto della collinetta su cui era costruito il palazzo imperiale, sede anche del tribunale, il giovane avrebbe dovuto tanto soffrire da decidersi ad obbedire agli ordini imperiali e tradire la sua fede. Ma il supplizio per Lui si trasformò in strumento di morte per un gran numero di spettatori.

• IL MARTIRIO DI PANTALEONE
Pantaleone fu confinato in carcere in attesa di un ritorno in tribunale, quando il giudice nuovamente lusingò con allettanti promesse Pantaleone e, avendolo informato che il suo maestro e i compagni di fede erano stati uccisi, sperava finalmente di piegare la sua resistenza. Per Pantaleone era giunto il momento solenne della prova finale: la scelta suprema tra la fede e la morte: la condanna alla morte di spada, cioè alla decapitazione: fu il momento del martirio in cui il giovane innocente gioì nel suo cuore, perché poté finalmente dare testimonianza completa della sua fedeltà e del suo amore a quel Cristo, che lo aveva spinto al sacrificio della vita. Mentre così trascorrevano le ore, un manipolo di soldati entrò nella prigione e lo condusse nella parte occidentale della città di Nicomedia, in un campo di proprietà di Adamanzio, un uomo di legge di Nicomedia; qui venne legato ad un tronco d’olivo per l’esecuzione capitale, ma la spada del soldato si piegò come molle cera. Un altro segno dal cielo manifestò a Pantaleone la presenza di Cristo nel momento culminante del martirio; una voce risuonò dall’alto: “Non sarai chiamato più Pantaleone, ma il tuo nome sarà Panteleimone”. Il nuovo nome significa “il misericordioso, colui che ha pietà di tutti”; Pantaleone pregò insistentemente i soldati perché compissero, anche contro volontà, il loro dovere di colpirlo con la spada secondo gli ordini ricevuti. I soldati quindi si fecero avanti e, dopo aver baciato le sue membra, lo colpirono. Il sangue fluì abbondantemente a rivoli. La terra ne fu inzuppata, ma non riuscì ad assorbirlo tutto perché subito ci fu chi premurosamente lo raccolse, sapendo che era il sangue di un Santo. E la sua anima sfolgorante di eterno splendore, “che aveva superato la grande tribolazione”, si involò nel giardino eterno di Dio per ricevere la corona immortale del trionfo. Era il 27 luglio, probabilmente dell’anno 305; essendo nato negli anni dal 275 al 280, Pantaleone doveva avere dai 25 ai 30 anni.